
Dedicato a te, che hai paura del fallimento
Paura del fallimento: che fare? Fallisci.
La paura del fallimento è tra i temi dell’ultima settimana. Una studentessa di 19 anni, un suicidio, un biglietto, e un mercoledì qualunque in una Milano di sempre. Una tragedia contestualizzata in una narrazione più ampia su cui riflettere. La paura del fallimento come spettro in contrasto con l’ambizione, la ricerca di successo, il “farcela”. Siamo convint* che sia questa la direzione che singolarmente e collettivamente vogliamo continuare a seguire? Ogni giorno questo è uno dei temi che spingono persone come te a chiedere aiuto psicologico online.
La psicologia ha (o dovrebbe avere) solo una risposta in merito: le direzioni sono infinite. E fallire è quella che preferiamo.
La Dr.ssa Laura Princivalli, psicologa iscritta all’Ordine degli Psicologi della Lombardia e Psicoterapeuta interazionista, parla di un costrutto psicologico, quello della paura del fallimento, che altro non è che parte di una narrazione che, nonostante sia una tra le tante, è presentata come l’unica possibile. Se leggendo questo articolo volessi avere qualche informazione o chiarimento in più, o volessi iniziare un percorso psicologico online con lei o i/le suoi/sue collaboratori/trici puoi contattarla a info@psicoterapeuta-online.com.
Il costrutto di fallimento
Il fallimento porta con sé così tante premesse e impliciti da rendere difficile sintetizzare tutto in qualche parola. Successo, ambizione, colpa, competizione, pressione, vittorie, obiettivi. Se potessimo cercare il titolo a questo gruppo di vocaboli, che comprenderebbe certamente anche “fallimento”, rimanderebbe all’idea di produttività, di ruolo all’interno di una società che definisce le persone sulla base di una delle loro parti. Come se tu fossi il tuo lavoro, il tuo titolo di studio, il tuo conto in banca o il posto che occupi in famiglia. Tu invece sei (e fai) tutte queste cose insieme più tutte quelle che non sono così definite perché non ancora catalogate.
Il costrutto di fallimento fa parte del sistema scolastico, di quello lavorativo, e di quello educativo e culturale in generale: tutto ha una valutazione e tu diventi quella valutazione. Ciò che impari è che un voto insufficiente, in qualunque ambito significa fallire, non andare bene. Per chi e secondo quali criteri sembri saperlo, come se il modello fosse unico e fosse chiaro a tutt*, automaticamente, quale sia il livello di sufficienza.
“Costrutto” perché è costruito. Anche se la parola fallimento ti sembra scolpita nella pietra e ti sembra qualcosa di “astratto”, “ufficiale”, “vero”, in realtà è in discussione e ognun* può decidere se, quando, ed eventualmente come, valutarsi. E soprattutto ognun* può vivere un eventuale “fallimento” a modo proprio.
Come vivere il fallimento? Trasforma la paura in un traguardo da festeggiare
“Se fallisci, festeggia”
Quando sembra che la paura del fallimento ti soffochi prova a ridefinire le regole, costruendone di nuove, le tue: cosa significa per te fallire? Quando accade? E soprattutto quale metro di misura stai usando per valutarti? Cambialo. E quando ti sembrerà di fallire anche secondo le tue regole, impara a festeggiare come fosse un traguardo, un insegnamento, un momento per capire qualcosa di te. Molto spesso, infatti, è il momento in cui rimettere in discussione qualcosa, anche piccola, per come l’hai fatta finora. Parola di psicoterapeuta.